Tiwana, Manuel e l'archirovina fantasma
Inviato: 06 mar 2013, 11:52
Mai paghi di combattimenti i due eroi....mai paghi!
Inizio così questa pagina del mio racconto da scrivano di corte, io Shanae, mai sazia di elogiare le grandi gesta del mio sovrano e il suo degno compagno.
Le dure battaglie che si svolgono nel regno, impegnano le mie memorie... e la mia penna scorre come se vivesse di vita propria.
E' molto difficile, questa volta, riuscire a trascrivere le emozioni e le paure vissute, poichè non vi è stato il tempo necessario di render conto della battaglia che il prode Manuel e il suo fedele Tiwana stavano per affrontare.
Ricordo molto bene dello squillo delle trombe che annunciavano il pericolo, appena in tempo perchè Manuel affiancasse col suo esercito l'amico di vecchia data, ospite tra le nostre mura.
La vita nel regno trascorreva come sempre, in guerra con un regno avversario per il dominio dei territori. Sembrava fosse quasi un miraggio avere qualche giorno di sosta nei combattimenti, anche se tutti i popolani si chiedevano che sorte sarebbe toccata al regno stesso. Troppa l'abitudine a stare in guerra per godere dei pochi momenti di silenzio e calma.
L'odore del ferro battuto e del fuoco delle fucine, sempre a pieno ritmo, fendeva l'aria apparentemente tranquilla delle vie cittadine, mentre Tiwana, valoroso eroe ospite delle nostre mura da tempo immemorabile, restava a vegliare il regno in assenza di Manuel in viaggio di ricognizione.
Eppure sembrava paga di sorti quell'aria pacata, nonostante in cuor nostro, noi poveri cittadini, sapessimo che non sarebbe durata.
Ed ecco che all'improvviso i servi che comandano le grandi ruote, guide del portone principale, si avviano alla sua apertura. Io stessa, ferma davanti ad esso, mi chiedevo come mai si fosse scatenato all'improvviso tanto fermento. Ma non sapevo che i ricognitori di Tiwana erano in viaggio nei regni non osservati da Manuel, per completare il suo percorso.
Immediato il messaggio di pericolo per tutta la popolazione, che creò nel suo essere, un fuggi fuggi scomposto e terrificato. Ora capivo tutto dallo squillo delle trombe di allerta che avevano cambiato il loro suono. Un'archirovina aggressiva: terribile....la più nefasta delle minacce aveva fondato una città molto vicina alla nostra capitale nella maniera più subdola.
Era la prima volta che ne vedevamo una....delle archirovine ne avevamo sentito le storie, ma di quelle aggressive si parlava nei secoli indietro, come fossero quasi inventate dalla mente contorta di uno scrivano stanco di elogiare gesta sempre valorose. Nelle mie memorie di apprendista ricordo che il mio mentore me ne parlò, ma anche lui ne fu conoscente solo tramite racconti tramandati e mai vissuti, per cui l'alone di mistero pervadeva i posteri dei posteri. Come erano fatte le archirovine aggressive? Come erano composti i loro eserciti?
Nessuna risposta poteva esser data da nessuno scrivano sino ad oggi, avendo vissuto di incertezze nelle battaglie e di numero delle truppe del nemico solo dopo averlo affrontato. Questa volta era diverso, sapevamo del loro sovrano, re dei mostri, terribile sanguinario le quali gesta superavano la più fervida delle fantasie, esse stesse oggetto oscuro di dubbio, delle quali non si è mai avuta vera certezza.
L'unica cosa che restava da fare, era mandare un ricognitore speciale, dotato del mantello di immortalità per comunicare a Tiwana di quante truppe era composto l'esercito di mostri.
Aspettammo qualche ora, col fiato quasi sospeso. Sapevamo bene che il notro regno sarebbe stato raso al suolo e gli abitanti sterminati se il nemico avesse avuto abbastanza truppe da combattere con noi.
L'ansia dell'attesa pareva formare una sottile nebbia comune a tutto il regno, mentre gli animi si placavano in un silenzio soffocato dalla paura, come se nell'aria stessa si potesse leggere la sorte del regno. Aspettammo tutti col cuore in gola il rientro del ricognitore.
Dopo qualche tempo, furono gli zoccoli del cavallo dello stesso, a distrarci dai nostri reconditi pensieri...ma non portava buone notizie.
Purtroppo rientrò ferito, con l'armatura lacera e a malapena parlava. Le truppe del nemico erano dotate di un manto di invisibilità e a noi non era possibile saperne il numero.
Era questione di secondi. Tiwana non esitò: "o la morte contro di loro...o la morte per mano loro!" urlò appena salito sul suo cavallo.
Così sparì al galoppo col suo grosso esercito al seguito, mentre il più veloce dei suoi messaggeri correva ad avvisare Manuel di affiancarlo nella battaglia.
Ricordo l'odore della polvere sollevata dagli zoccoli, come ricordo che per parecchi minuti essi resero invisibile l'orizzonte. Per quanto si tentasse di contare, era impossibile dare un numero preciso a quelle truppe. L'unica cosa certa era che il nostro regno contava più di fucine e caserme che di abitazioni. Motivo per il quale ci sentivamo abbastanza protetti nello scorrere delle nostre quotidiane faccende.
Pensai a quante battaglie avevo dovuto e voluto descrivere e raccontare, seduta per giorni nella sala del trono durante i banchetti di corte, mentre la mia penna seguiva le parole di re Manuel e del suo amico Tiwana. Pensai a quante gesta memorabili cariche di battaglie e di emozioni, di paure e di rabbia.
Ma nulla sino ad ora mi aveva pervaso l'animo di un'ansia tale da togliermi la memoria futura.
Salìì su una delle torrette di controllo, col mio fedele servo che mi teneva il calamaio e viveva come fosse la mia stessa ombra. Di solito, i servi degli scrivani di corte hanno il compito di trascrivere ciò che lo scrivano stesso detta, ma io son sempre stata gelosa della mia mente e preferivo scrivere da sola.
La curiosità di vedere la devastante minaccia dell'archirovina fu più forte della mia paura: la voglia di vederne anche solo i contorni e descriverla era davvero incontenibile.
Ma nulla vidi sino alla sua sparizione.
Aspettai giorni prima di vedere i due prodi rientrare, come aspettai per lungo tempo lo squillo di quelle trombe che ne annunciavano la vittoria.
E finalmente i due eroi, un elfo e un cavaliere, fecero la loro vittoriosa apparizione vicino al portone che li attendeva aperto. Tiwana reggeva la testa del mostro come un trofeo, mentre Manuel aveva sul suo cavallo una sacca piena di rare perle nere, bottino di vittoria.
Mi chiamarono subito, anche essi stanchi ma increduli della battaglia affrontata.
Li seguii nella sala dei banchetti, dove i servi portarono cibo e vino per tre soli partecipanti: io, Manuel e Tiwana.
La storia dell'archirovina andava raccontata senza interruzioni, visto il grande pericolo affrontato.
Fu Tiwana a prender parola, raccontandomi del primo avvistamento. Mi raccontò del suo esploratore in viaggio, che all'improvviso fu disarcionato dal suo cavallo e cadde a terra. Mentre le fronde degli alberi sopra di lui si piegavano e non per il vento, la terra tremava come se gli inferi stessero cercando di salire in superficie. Il povero destriero, impazzito dall'orrore cercò di scappare dal suo padrone di sempre, mentre le gambe dell'esploratore non riuscivano ad aver la forza di rizzarsi in piedi, per il tremore e la paura. Fu così che egli vide le mura antiche e diroccate dell'archirovina, mentre tutt'intorno si sentiva una musica nefasta come fosse un carosello di guerre. L'apocalisse era un racconto lontano e molto antico, ma in suo pari lo era anche la paura dell'esploratore.
Fortunatamente il suo cavallo non scappò e lui riuscì a tornare in capitale.
Quello che trovarono Tiwana e Manuel fu al di sopra di ogni fervida immaginazione. Non avevano idea di quanti mostri abitavano il terribile possedimento, ma tutt'intorno scorrevano fiumi di lava bollente, dai quali si ergevano lingue di fuoco insormontabili.
Il castello del re dei mostri sembrava sfiorare il cielo, quasi bucandolo con le proprie guglie affilate. Sembrava volesse quasi prender padronanza del cielo stesso.
L'aria era colorata di rosso, mentre il più assordante dei silenzi veniva interrotto solo dal battito del cuore delle truppe dei due eroi, Tiwana e Manuel, che mischiavano all'unisono la paura e la voglia di vincere.
Le caserme....ampie e sconfinate delle truppe avversarie, riempivano gli spazi visibili all'occhio umano. Impossibile anche da lì sapere quanti fossero.
E all'improvviso il terribile e nefasto castello tremò, facendo uscire dalle proprie viscere un fumo denso e acre. Non ricordano i due valorosi combattenti se ci fu uno squillo di tromba, poichè si ritrovarono davanti orde di mostri che venivano fuori in continuazione dalle caserme stesse. Sembrava quasi di star davanti ad un formicaio: più ne uscivano e più pareva ce ne fossero ancora dentro.
Solo le lame delle spade e delle alabarde posson dire con certezza quante teste hanno mozzato. Tiwana e Manuel in prima linea continuavano ad agitare i loro fendenti, mai in riposo, stanchi ma coscienti di dover vincere a tutti i costi.
Per ore durò la battaglia, mentre gli arcieri lanciavano le loro frecce infuocate verso gli accampamenti nemici e i militi a piedi brandivano le loro spade affilate.
Fu molto dura la lotta: golem, orchi, gorgolle, aculeosauri, streghe d'inferno, spiriti di fuoco e i gran draghi serpentini, sembravano moltiplicarsi ogni volta che venivano sconfitti. Il re dei mostri era ben affiancato da un mago potentissimo, che resuscitava i morti e li moltiplicava ad ogni decesso.
Ore ed ore di lame che dividevano anche l'aria, riempiendola dell'odore del sangue misto a quello del fuoco. Urla di incitamento alla battaglia si mischiavano a quelle della morte, mentre i combattenti da un lato e dall'altro, non si facevano carico nè cura di esse. Le truppe, tutte, combattevano senza vedere in faccia il nemico, sferzando l'aria stessa, in attesa di colpirlo.
Il re dei mostri, assetato di sangue godeva di quella visione dalla balconata del suo triste palazzo, vedendo i suoi stessi combattenti morire sotto i colpi dei due eserciti nemici.
Ma tutto ebbe una fine. Dopo tante ore di combattimento, ucciso l'ultimo mostro, toccò al loro re. Un solo attimo, non di esitazione ma di sguardi di intendimento tra Tiwana e Manuel e tutti e due partirono alla volta del macabro palazzo.
Attraversarono il portone ormai sguarnito, arrivarono alla sala del trono e lo trovarono lì, seduto sulla sua poltrona ormai senza regno, FUNRINENO, re dei mostri.
Li guardò dritti negli occhi, con un'ultima occhiata di sfida, mentre con una mano reggeva un calice di sangue fresco e con l'altra la più grossa e affilata delle spade che i due amici avessero mai visto.
Si mossero in due, senza esitazione, scandendo passo per passo, la distanza che li separava da quell'orrenda visione. Fu Manuel a uccidere il mostro, con un solo fendente. Tiwana, alla vista della testa del mostro che volteggiava per aria, sollevò il braccio e la catturò all'istante. Avevano vinto! Mancava solo lui.
Di fianco al trono, un forziere: servì la forza di entrambi per forzarlo. Ma che sorpresa al suo interno!!! 46000 perle nere, più di quanto un regno possa vedere in un anno, riscuotendo le tasse dai cittadini.
La vittoria era doppia, anzi tripla: pochi feriti curati, il mostro sconfitto e i suoi aberranti fedeli combattenti morti tutti. Il bottino ricco avrebbe sistemato la casse di corte e finanziato altre battaglie.
Ora son qui, seduta di fianco ai due prodi, mentre mi gusto il banchetto della vittoria, dopo aver reso festa al mio udito per aver sentito cotanta festosa e gloriosa lotta.
Riposo le mie membra sino alle prossime valorose gesta.
Shanae
Inizio così questa pagina del mio racconto da scrivano di corte, io Shanae, mai sazia di elogiare le grandi gesta del mio sovrano e il suo degno compagno.
Le dure battaglie che si svolgono nel regno, impegnano le mie memorie... e la mia penna scorre come se vivesse di vita propria.
E' molto difficile, questa volta, riuscire a trascrivere le emozioni e le paure vissute, poichè non vi è stato il tempo necessario di render conto della battaglia che il prode Manuel e il suo fedele Tiwana stavano per affrontare.
Ricordo molto bene dello squillo delle trombe che annunciavano il pericolo, appena in tempo perchè Manuel affiancasse col suo esercito l'amico di vecchia data, ospite tra le nostre mura.
La vita nel regno trascorreva come sempre, in guerra con un regno avversario per il dominio dei territori. Sembrava fosse quasi un miraggio avere qualche giorno di sosta nei combattimenti, anche se tutti i popolani si chiedevano che sorte sarebbe toccata al regno stesso. Troppa l'abitudine a stare in guerra per godere dei pochi momenti di silenzio e calma.
L'odore del ferro battuto e del fuoco delle fucine, sempre a pieno ritmo, fendeva l'aria apparentemente tranquilla delle vie cittadine, mentre Tiwana, valoroso eroe ospite delle nostre mura da tempo immemorabile, restava a vegliare il regno in assenza di Manuel in viaggio di ricognizione.
Eppure sembrava paga di sorti quell'aria pacata, nonostante in cuor nostro, noi poveri cittadini, sapessimo che non sarebbe durata.
Ed ecco che all'improvviso i servi che comandano le grandi ruote, guide del portone principale, si avviano alla sua apertura. Io stessa, ferma davanti ad esso, mi chiedevo come mai si fosse scatenato all'improvviso tanto fermento. Ma non sapevo che i ricognitori di Tiwana erano in viaggio nei regni non osservati da Manuel, per completare il suo percorso.
Immediato il messaggio di pericolo per tutta la popolazione, che creò nel suo essere, un fuggi fuggi scomposto e terrificato. Ora capivo tutto dallo squillo delle trombe di allerta che avevano cambiato il loro suono. Un'archirovina aggressiva: terribile....la più nefasta delle minacce aveva fondato una città molto vicina alla nostra capitale nella maniera più subdola.
Era la prima volta che ne vedevamo una....delle archirovine ne avevamo sentito le storie, ma di quelle aggressive si parlava nei secoli indietro, come fossero quasi inventate dalla mente contorta di uno scrivano stanco di elogiare gesta sempre valorose. Nelle mie memorie di apprendista ricordo che il mio mentore me ne parlò, ma anche lui ne fu conoscente solo tramite racconti tramandati e mai vissuti, per cui l'alone di mistero pervadeva i posteri dei posteri. Come erano fatte le archirovine aggressive? Come erano composti i loro eserciti?
Nessuna risposta poteva esser data da nessuno scrivano sino ad oggi, avendo vissuto di incertezze nelle battaglie e di numero delle truppe del nemico solo dopo averlo affrontato. Questa volta era diverso, sapevamo del loro sovrano, re dei mostri, terribile sanguinario le quali gesta superavano la più fervida delle fantasie, esse stesse oggetto oscuro di dubbio, delle quali non si è mai avuta vera certezza.
L'unica cosa che restava da fare, era mandare un ricognitore speciale, dotato del mantello di immortalità per comunicare a Tiwana di quante truppe era composto l'esercito di mostri.
Aspettammo qualche ora, col fiato quasi sospeso. Sapevamo bene che il notro regno sarebbe stato raso al suolo e gli abitanti sterminati se il nemico avesse avuto abbastanza truppe da combattere con noi.
L'ansia dell'attesa pareva formare una sottile nebbia comune a tutto il regno, mentre gli animi si placavano in un silenzio soffocato dalla paura, come se nell'aria stessa si potesse leggere la sorte del regno. Aspettammo tutti col cuore in gola il rientro del ricognitore.
Dopo qualche tempo, furono gli zoccoli del cavallo dello stesso, a distrarci dai nostri reconditi pensieri...ma non portava buone notizie.
Purtroppo rientrò ferito, con l'armatura lacera e a malapena parlava. Le truppe del nemico erano dotate di un manto di invisibilità e a noi non era possibile saperne il numero.
Era questione di secondi. Tiwana non esitò: "o la morte contro di loro...o la morte per mano loro!" urlò appena salito sul suo cavallo.
Così sparì al galoppo col suo grosso esercito al seguito, mentre il più veloce dei suoi messaggeri correva ad avvisare Manuel di affiancarlo nella battaglia.
Ricordo l'odore della polvere sollevata dagli zoccoli, come ricordo che per parecchi minuti essi resero invisibile l'orizzonte. Per quanto si tentasse di contare, era impossibile dare un numero preciso a quelle truppe. L'unica cosa certa era che il nostro regno contava più di fucine e caserme che di abitazioni. Motivo per il quale ci sentivamo abbastanza protetti nello scorrere delle nostre quotidiane faccende.
Pensai a quante battaglie avevo dovuto e voluto descrivere e raccontare, seduta per giorni nella sala del trono durante i banchetti di corte, mentre la mia penna seguiva le parole di re Manuel e del suo amico Tiwana. Pensai a quante gesta memorabili cariche di battaglie e di emozioni, di paure e di rabbia.
Ma nulla sino ad ora mi aveva pervaso l'animo di un'ansia tale da togliermi la memoria futura.
Salìì su una delle torrette di controllo, col mio fedele servo che mi teneva il calamaio e viveva come fosse la mia stessa ombra. Di solito, i servi degli scrivani di corte hanno il compito di trascrivere ciò che lo scrivano stesso detta, ma io son sempre stata gelosa della mia mente e preferivo scrivere da sola.
La curiosità di vedere la devastante minaccia dell'archirovina fu più forte della mia paura: la voglia di vederne anche solo i contorni e descriverla era davvero incontenibile.
Ma nulla vidi sino alla sua sparizione.
Aspettai giorni prima di vedere i due prodi rientrare, come aspettai per lungo tempo lo squillo di quelle trombe che ne annunciavano la vittoria.
E finalmente i due eroi, un elfo e un cavaliere, fecero la loro vittoriosa apparizione vicino al portone che li attendeva aperto. Tiwana reggeva la testa del mostro come un trofeo, mentre Manuel aveva sul suo cavallo una sacca piena di rare perle nere, bottino di vittoria.
Mi chiamarono subito, anche essi stanchi ma increduli della battaglia affrontata.
Li seguii nella sala dei banchetti, dove i servi portarono cibo e vino per tre soli partecipanti: io, Manuel e Tiwana.
La storia dell'archirovina andava raccontata senza interruzioni, visto il grande pericolo affrontato.
Fu Tiwana a prender parola, raccontandomi del primo avvistamento. Mi raccontò del suo esploratore in viaggio, che all'improvviso fu disarcionato dal suo cavallo e cadde a terra. Mentre le fronde degli alberi sopra di lui si piegavano e non per il vento, la terra tremava come se gli inferi stessero cercando di salire in superficie. Il povero destriero, impazzito dall'orrore cercò di scappare dal suo padrone di sempre, mentre le gambe dell'esploratore non riuscivano ad aver la forza di rizzarsi in piedi, per il tremore e la paura. Fu così che egli vide le mura antiche e diroccate dell'archirovina, mentre tutt'intorno si sentiva una musica nefasta come fosse un carosello di guerre. L'apocalisse era un racconto lontano e molto antico, ma in suo pari lo era anche la paura dell'esploratore.
Fortunatamente il suo cavallo non scappò e lui riuscì a tornare in capitale.
Quello che trovarono Tiwana e Manuel fu al di sopra di ogni fervida immaginazione. Non avevano idea di quanti mostri abitavano il terribile possedimento, ma tutt'intorno scorrevano fiumi di lava bollente, dai quali si ergevano lingue di fuoco insormontabili.
Il castello del re dei mostri sembrava sfiorare il cielo, quasi bucandolo con le proprie guglie affilate. Sembrava volesse quasi prender padronanza del cielo stesso.
L'aria era colorata di rosso, mentre il più assordante dei silenzi veniva interrotto solo dal battito del cuore delle truppe dei due eroi, Tiwana e Manuel, che mischiavano all'unisono la paura e la voglia di vincere.
Le caserme....ampie e sconfinate delle truppe avversarie, riempivano gli spazi visibili all'occhio umano. Impossibile anche da lì sapere quanti fossero.
E all'improvviso il terribile e nefasto castello tremò, facendo uscire dalle proprie viscere un fumo denso e acre. Non ricordano i due valorosi combattenti se ci fu uno squillo di tromba, poichè si ritrovarono davanti orde di mostri che venivano fuori in continuazione dalle caserme stesse. Sembrava quasi di star davanti ad un formicaio: più ne uscivano e più pareva ce ne fossero ancora dentro.
Solo le lame delle spade e delle alabarde posson dire con certezza quante teste hanno mozzato. Tiwana e Manuel in prima linea continuavano ad agitare i loro fendenti, mai in riposo, stanchi ma coscienti di dover vincere a tutti i costi.
Per ore durò la battaglia, mentre gli arcieri lanciavano le loro frecce infuocate verso gli accampamenti nemici e i militi a piedi brandivano le loro spade affilate.
Fu molto dura la lotta: golem, orchi, gorgolle, aculeosauri, streghe d'inferno, spiriti di fuoco e i gran draghi serpentini, sembravano moltiplicarsi ogni volta che venivano sconfitti. Il re dei mostri era ben affiancato da un mago potentissimo, che resuscitava i morti e li moltiplicava ad ogni decesso.
Ore ed ore di lame che dividevano anche l'aria, riempiendola dell'odore del sangue misto a quello del fuoco. Urla di incitamento alla battaglia si mischiavano a quelle della morte, mentre i combattenti da un lato e dall'altro, non si facevano carico nè cura di esse. Le truppe, tutte, combattevano senza vedere in faccia il nemico, sferzando l'aria stessa, in attesa di colpirlo.
Il re dei mostri, assetato di sangue godeva di quella visione dalla balconata del suo triste palazzo, vedendo i suoi stessi combattenti morire sotto i colpi dei due eserciti nemici.
Ma tutto ebbe una fine. Dopo tante ore di combattimento, ucciso l'ultimo mostro, toccò al loro re. Un solo attimo, non di esitazione ma di sguardi di intendimento tra Tiwana e Manuel e tutti e due partirono alla volta del macabro palazzo.
Attraversarono il portone ormai sguarnito, arrivarono alla sala del trono e lo trovarono lì, seduto sulla sua poltrona ormai senza regno, FUNRINENO, re dei mostri.
Li guardò dritti negli occhi, con un'ultima occhiata di sfida, mentre con una mano reggeva un calice di sangue fresco e con l'altra la più grossa e affilata delle spade che i due amici avessero mai visto.
Si mossero in due, senza esitazione, scandendo passo per passo, la distanza che li separava da quell'orrenda visione. Fu Manuel a uccidere il mostro, con un solo fendente. Tiwana, alla vista della testa del mostro che volteggiava per aria, sollevò il braccio e la catturò all'istante. Avevano vinto! Mancava solo lui.
Di fianco al trono, un forziere: servì la forza di entrambi per forzarlo. Ma che sorpresa al suo interno!!! 46000 perle nere, più di quanto un regno possa vedere in un anno, riscuotendo le tasse dai cittadini.
La vittoria era doppia, anzi tripla: pochi feriti curati, il mostro sconfitto e i suoi aberranti fedeli combattenti morti tutti. Il bottino ricco avrebbe sistemato la casse di corte e finanziato altre battaglie.
Ora son qui, seduta di fianco ai due prodi, mentre mi gusto il banchetto della vittoria, dopo aver reso festa al mio udito per aver sentito cotanta festosa e gloriosa lotta.
Riposo le mie membra sino alle prossime valorose gesta.
Shanae